La questione di genere con riferimento alle migrazioni è un tema importante. Comprenderne la complessità può portare alla creazione di programmi e politiche che aumentano i benefici e riducono i costi per le donne migranti. Studi recenti ci mostrano come, un numero sempre più grande di donne decida di emigrare per migliorare sia la propria situazione economica, sia la propria istruzione. Questa tendenza è comunemente chiamata “femminilizzazione della migrazione“, e rappresenta donne che decidono di migrare o sole o a capo delle proprie famiglie. L’Organizzazione Internazionale sul Lavoro (ILO) ha stimato che mentre le donne sono circa la metà del totale di migranti nel mondo, in alcuni paesi esse rappresentano il 70-80% dei migranti. Il report “Understanding Women and Migration” dell’associazione Knomad, un’organizzazione che si occupa di accumulare e diffondere conoscenza in materia di migrazioni e sviluppo, fornisce una valutazione completa sulla letteratura di genere, rilevando come le migrazioni possano migliorare l’autonomia, il capitale umano e l’autostima delle donne, nonché l’autorità e il valore delle donne nelle loro famiglie e comunità. Tra le diverse evidenze riportate nel report è di particolare interesse quella che mette a confronto la percentuale di donne sul totale dei migranti in diverse regioni del mondo.

I risultati di tale analisi sono riportati nel grafico in alto. Si nota che il più alto incremento di donne migranti si è registrato in Asia orientale, con un aumento del 10% dal 1990 al 2013, seguito dall’Africa meridionale, Europa occidentale, Sud America e Oceania. I dati indicano anche che i tassi di migrazione femminile stanno diminuendo in diverse aree dell’Africa e dell’Asia (la percentuale di migrazioni femminili è diminuita nell’Africa sub-sahariana, nell’Africa orientale, nell’Asia centrale, nell’Asia meridionale e in modo più brusco in Africa centrale, Africa settentrionale e Asia occidentale). Nell’Africa settentrionale (in particolare Algeria, Egitto, Libia, Mauritania, Marocco, Sudan e Tunisia) la quota di migrazione femminile è scesa dell’11% dal 1990 al 2013. Nell’Asia occidentale invece (comprendente il Bahrain, l’Iraq, Israele, Giordania, Kuwait, Libano, Oman, Qatar, Arabia Saudita, Siria, Turchia e Emirati Arabi) la percentuale di donne migranti è scesa persino del 17% arrivando a quota 34,3% nel 2013. Bisogna ricordare comunque che la percentuale di migrazioni femminili verso questi paesi è un tema che richiede ulteriori ricerche. La disponibilità di dati disaggregati per sesso è essenziale per colmare le lacune informative e fornire un’analisi più completa delle migrazioni di genere. In definitiva, una migliore comprensione di questo fenomeno può consentire la definizione di programmi e politiche migliori, aiutando a comprendere i benefici delle migrazioni e riducendo i rischi cui i migranti (uomini e donne) sono sottoposti.