Il Mediterraneo centrale è una delle principali rotte percorse dai migranti per raggiungere l’Europa. Recentemente, proprio questa rotta è stata oggetto di un forte dibattito sull’opportunità o meno di intervenire per contenere i flussi migratori che la utilizzano. Il risultato è stata l’implementazione di politiche volte a rendere l’attraversamento più difficile, responsabilizzando ad esempio la Guardia Costiera libica nelle gestione dei flussi e/o limitando l’agibilità delle ONGs impegnate nelle operazioni di recupero e soccorso in mare. Che effetti hanno avuto questi interventi sui flussi migratori e la pericolosità della rotta?

Una risposta a questa domanda arriva dal grafico soprastante che mostra l’andamento trimestrale degli arrivi di migranti che hanno percorso la rotta del Mediterraneo centrale per raggiungere l’Europa nel periodo 2015-2018 (asse sinistro) e il relativo tasso di mortalità (asse destro). I dati provengono dal sito Missing Migrant che riporta informazioni mensili relative a flussi e decessi per diverse rotte migratorie. Gli arrivi e i decessi per tutti i mesi di ciascun anno sono stati sommati in modo da ottenere il corrispondente valore su base trimestrale. Successivamente è stato calcolato il tasso di mortalità per ogni trimestre come rapporto tra il numero totale di decessi e la somma di arrivi e decessi. Tale tasso può essere interpretato come una stima della probabilità di morte per chi si mette in viaggio sulla rotta del Mediterraneo centrale.

Il grafico evidenzia una parziale stagionalità degli arrivi che in ciascun anno tendono a concentrarsi nei mesi estivi (aprile-giugno e luglio-settembre). Il tasso di mortalità ha invece un andamento altalenante soprattutto nella prima parte del periodo considerato. Da luglio-settembre 2017 si riscontrano poi due andamenti piuttosto chiari. Da un lato si osserva una netta diminuzione nel numero di arrivi, che in due trimestri si riducono di un quarto (da 60.000 ad aprile-giugno 2017 a poco meno di 15.000 ad ottobre-dicembre 2017) e poi continuano a rimanere contenuti. Dall’altro il tasso di mortalità aumenta rapidamente, raggiungendo valori prossimi al 5%. Ciò significa che ad una forte riduzione dei flussi migratori si è associato un notevole aumento di rischiosità della rotta, con tutte le implicazioni umanitarie che questo può avere.